da: Il Corriere del Mezzogiorno 01.05.2009
Paradossi Sulla base del documento la comissione medica ha riconosciuto al defunto l’infermità totale
Per la Asl la visita decisiva al paziente sarebbe stata fatta dopo il decesso
La malattia
Onofrio Bux, 73 anni, soffriva di un cancro al rene e per questo aveva chiesto ad agosto 2008 il riconoscimento dell’invalidità.
E’ morto due mesi dopo
Il mistero
Stando al verbale del medico della Asl, Bux sarebbe stato visitato due giorni dopo la morte: gli viene riconosciuta l’invalidità, ma non l’accompagnamento
BARI — Il medico dell’Asl avrebbe visitato il paziente, Onofrio Bux, il 27 ottobre del 2008. In quella data – come evidenziato nel verbale di visita d’invalidità civile – lo stesso medico avrebbe accertato che il signor Bux, affetto da un male incurabile al rene diagnosticato circa tre mesi prima, effettivamente non è in grado di camminare.
L’uso del condizionale è d’obbligo, visto che il giorno della presunta visita medica a domicilio, il paziente purtroppo era già morto. Da due giorni, ovvero il 25 ottobre.
Resta il mistero: quale paziente ha sottoposto ad esame il medico della Asl?
Ma questo è solo un aspetto di una vicenda che sfiora il paradosso e che ha mortificato i figli dell’anziano. Come se non bastasse, infatti, una decina di giorni dopo – il 3 novembre dell’anno scorso – si riunisce la commissione per l’accertamento degli stadi di invalidità e, sulla scorta del verbale presentato del loro collega, riconosce al paziente ormai defunto l’invalidità del 100 per cento.
Non solo: nonostante i cinque medici ammettano che Bux, 73enne in pensione e vedovo, ha «difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni proprie della sua età», gli negano il diritto all’indennità di accompagnamento. Il motivo del «no» resta poco chiaro anche ai figli del defunto, che hanno deciso di presentare ricorso davanti al tribunale civile. Il caso è finito anche sulla scrivania dei ministri della Sanità e della Giustizia e un esposto è stato depositato in procura.
Molti gli aspetti che dovranno essere chiariti. A cominciare dal ritardo con il quale il paziente è stato visitato. Come è evidenziato nello stesso verbale della commissione d’invalidità, Bux aveva presentato la domanda per ottenere l’accompagnamento il 21 agosto del 2008. Qualche giorno prima i medici del Policlinico barese gli avevano diagnosticato il male incurabile. La legge (la numero 80 del 9 marzo del 2006, per la precisione) prevede che per i malati oncologici in fase acuta l’accertamento debba sere effettuato entro e non oltre 15 giorni dalla presentazione della domanda. Il 73nne barese di giorni ne ha dovuti attendere oltre sessanta.
Sempre la legge 80 stabilisce che agli «invalidi civili totali impossibilitati alla deambulazione senza l’aiuto permanente di un accompagnatore o che necessitano di assistenza continua, poiché non in grado di compiere gli atti quotidiani della vita», vada riconosciuta l’indennità di accompagnamento. Insomma, una vicenda dove si sono susseguiti una serie di errori.
L’associazione «Pro Civitate », per conto della famiglia del defunto, ha scritto ai ministeri. «E’evidente – sottolinea Vitantonio Uggenti, presidente dell’associazione – che in numerosi casi, per ragioni ignote, alcune leggi dello Stato vengono disattese. Ciò che non si comprende, è la ragione che ha indotto la commissione medica barese a non riconoscere l’indennità di accompagnamento ad un paziente così mortificato dalla malattia, che come risulta dagli atti prodotti lo ha costretto all’allettamento sin dal suo esordio ».
Uggenti ha presentato anche un esposto in procura.
«Troppe – spiega – sono le pensioni non erogate a pazienti affetti da patologie assai invalidanti. Personalmente sto seguendo diversi casi, ma numerosi sono anche i ricorsi contro le decisioni della commissione presentati davanti alla Corte di appello e alla sezione lavoro del tribunale». Le lungaggini burocratiche impedirebbero a centinaia di baresi di ricevere quanto garantito dalla legge. Proprio sul riconoscimento delle invalidità civili la magistratura ha avviato qualche mese fa un’indagine. Le cifre dei contenziosi all’Inps e il numero di destinatari dei sussidi in Puglia sono aumentati a dismisura nell’ultimo anno. Nel Barese, nel 2008, sono state assegnate 53.528 pensioni. Il capoluogo pugliese è, inoltre, la città che dopo Napoli conta il maggior numero di contenziosi pendenti contro l’Istituto di previdenza sociale: sono attualmente 14mila i procedimenti in materia di invalidità civile, in attesa di giudizio. Un barese su dieci è di fatto in lite con l’Inps
Vincenzo Damiani